Tracce di emozioni

pensieri, emozioni e raggi di sole attraverso le tenebre

my delusions

Ci piace essere delusi. Tutto quel che facciamo finisce in una delusione. Lo sappiamo, ce lo aspettiamo, così abbiamo lasciato che la delusione entrasse a far parte dell’essenziale più profondo delle nostre vite. La delusione è la nostra emozione innata. Il nostro spirito-guida. Ci creiamo situazioni in cui la delusione è inevitabile. È così che ci nutriamo durante l’inverno.

(Don DeLillo, I nomi, Einaudi 2004, p.150) 

Sono queste le ultime frasi da me lette ieri sera del romanzo di DeLillo, la cui lettura prosegue ancora con lentezza estrema. Devo dire di aver faticato abbastanza ad addormentarmi dopo averle fatte circolare nella mia mente, anche per la coincidenza di averle trovate davanti a me proprio pochi minuti dopo che i miei pensieri si erano immersi nelle consuete sterili riflessioni sulla mia perenne tendenza all’insoddisfazione, che con la delusione ha fin troppi punti in comune, poiché essa deriva soprattutto da aspettative a volte davvero eccessive.

Il fatto è che, per chi ha una visione non propriamente positiva del mondo, il confine tra effettive delusioni ed aspettative troppo grandi è piuttosto labile. Quindi, quel senso di insoddisfazione o delusione resta sempre latente, diventando una sorta di compagno inevitabile in tante diverse situazioni; e ciò non tanto per semplice incapacità di discernimento tra l’effettiva realtà e le nostre aspettative, quanto perché, in fondo, queste sono prodotte soltanto da una continua tensione al miglioramento e all’altruismo, a volte tale da incorrere nell’errore di fare di noi stessi un parametro per il mondo che ci circonda. Quando poi ci si accorge che tale comparazione è impropria, l’insoddisfazione è già montata, rischiando anche di produrre danni reali, e quella sottile insoddisfazione diventa quasi attitudine costante di vita.

2 risposte a “my delusions

  1. utente anonimo 27 gennaio 2006 alle 10:05

    I libri sono delle illuzione. Impediscono di realizzarsi.Ad ascoltarli non si fa più niente a troppo riflettere, non si vive più.
    Ritengo che ogni persona è unica e soltanto a lei incomba la sua vita.
    NessUno.

  2. raffaello 27 gennaio 2006 alle 11:00

    I libri, come la musica e qualsiasi relazione umana, fanno parte della vita. Non hanno certo la capacità di influenzare le nostre esistenze, ma in qualche modo le accompagnano, aprendole a visioni del mondo anche molto diverse dalla nostra, che seppur unica non è peraltro immutabile.
    È vero, rifletto sempre troppo, ma lo faccio già di mio e ciò che mi circonda tutt’al più accompagna o fornisce spunti ulteriori di riflessione.
    Ritengo che solo osservando la realtà, riflettendo su essa, confrontandosi, riconoscendo e rispettando quanto ci viene dall’esterno, si possa essere più compiutamente “qualcuno”…

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